Domenica 20 ottobre | Sala SpazioTeatro
I turno: ore 18:00
II turno: ore 20:00
età consigliata: dagli 8 anni e adulti
ingresso € 10,00
Il sognatore
da L’inventore di sogni di Ian McEwan
drammaturgia Roberto Anglisani e Maria Maglietta
regia Maria Maglietta
con Roberto Anglisani
durata: 60 minuti
Gli adulti dicono che Milo è un ragazzo difficile ma lui non si sente affatto difficile, non gli sembra di essere molto diverso dagli altri, forse quello che non piace è quel suo starsene in disparte da solo in silenzio a pensare i suoi pensieri, che spesso lo portano da un’altra parte.
E proprio in questi viaggi del pensiero che a Milo succedono cose incredibili, è come se di colpo le cose di tutti i giorni si trasformassero e un’altra realtà prendesse vita, densa di umori, odori, di fisicità ed esperienze concrete. E quando Milo torna nella realtà di tutti è come se il tempo fosse trascorso a una velocità diversa. Milo fa parte di quella schiera di persone che vengono chiamate sognatori ad occhi aperti.
Quella di Milo è una storia che fa riflettere sulla diversità, non intesa come “mancanza” rispetto a qualcosa che è la norma, ma come una coesistenza di differenze che non possono che portare arricchimento. Milo è curioso della vita, e in questo sognare ad occhi aperti entra in altre vite, si trasforma, diventa piccolo, grande, coraggioso, diventa gatto, fa l’esperienza dell’altro da sé, per poi tornare nel suo corpo più ricco e spesso con una accresciuta capacità di affrontare le difficoltà quotidiane. Così il suo mondo immaginario finisce col modificare la realtà.
Da un tema di italiano di un bambino sulla visione dello spettacolo Il sognatore:
Da come ci trattavano all’ingresso mi feci subito un’idea negativa del teatro, e, di conseguenza, dello spettacolo: aspettando prima in piedi e poi seduto, dentro di me ormai ribolliva una lenta, ma inarrestabile, collera, quando (…) finalmente comparve un omino buffo, dal fisico tarchiato e lo sguardo perso nel vuoto. (…) Lui attaccava cominciando a parlare e cercando di intrappolarmi in quel suo mondo strampalato; io rispondevo tentando di ritornare coi piedi per terra. Ben presto mi accorsi però che la lotta era impari, l’attore era troppo bravo, quindi mi lasciai andare. Con il corpo, attraverso le minime sensazioni fisiche che mi rimasero, riuscii a capire che ero ancora lì, nel teatro, ma con la mente ormai viaggiavo in un altro mondo. Mi sembrava quasi di essere un elastico, poiché con un’estremità ero incollato alla sedia e dall’altro capo c’era l’attore, che mi tirava per portarmi nella storia, finché l’elastico si spezzò. Ero immerso nel mondo del protagonista! Ormai mi ritrovavo sul palco, no anzi, mi ritrovavo nel pensiero dell’attore: sotto ai miei occhi la storia scorreva come un film muto e in bianco e nero. Poi man mano acquistava i colori e l’audio, ed addirittura mi sembrò di riuscire a percepire i cinque sensi. In seguito a questa situazione riuscii poi a condividere con l’attore le emozioni che caratterizzavano la storia, mi sentii come lui malaticcio o spaventato, triste o pieno di gioia, ormai la rabbia che era in me era scomparsa completamente, per lasciare il posto a tutte le situazioni possibili ed immaginabili che si ripetevano ad un ritmo sempre più veloce. Tutto ciò, finché mi sembrò di essere stato colpito all’improvviso da un pugno poderoso. Ero ritornato con la mente nel mio corpo e lo spettacolo era finito: mi sembrava che la stanza girasse lentamente su sé stessa. Saltai in piedi e mi accorsi che quasi non mi reggevo sulle gambe. La sensazione di spossatezza aumentò e dovetti mantenere l’equilibrio appoggiandomi al bracciolo della sedia: mi sentivo veramente come se fossi stato investito e mi dispiacque che lo spettacolo fosse finito. Rialzai lo sguardo e non vidi scenografie o simili: come aveva fatto quel solo attore a farmi vedere tutti quei bei paesaggi, tutti quei luoghi senza neanche uno sfondo alle spalle? Capii allora quanto l’attore fosse bravo, perché all’inizio ho opposto resistenza, perché? Sarei rimasto imprigionato più a lungo in quel mondo così strampalato, ma in grado di farmi felice. (…) Stefano Cassini – classe II B – Scuola Media Statale “Martinengo Alvaro” – Milano