La fuga di Pitagora

giovedì 20 ore 20:00 | Reggio Waterfront 

di Marcello Walter Bruno 
drammaturgia della scena e interpretazione Ernesto Orrico
musiche originali eseguite dal vivo da Massimo Garritano
visioni Raffaele Cimino
fotografia Raffaella Arena e Claudio Valerio
organizzazione Alessandra Fucilla
tecnica Antonio Giocondo
Ètà consigliata: 14+ | ingresso libero

 

fuga di pitagoraSolo un attimo fa Crotone era New York
Seguendo il percorso del sole, la Grecia fondava la Magna Grecia come un giorno l’Europa fonderà l’America.
E l’immigrato Pitagora, che giunge a Crotone dall’isola di Samo dopo un percorso iniziatico nei luoghi della scienza e della magia, è il simbolo di un cosmopolitismo che segna fin dall’epoca presocratica i destini della civiltà occidentale. L’attualità del personaggio, pur nella sua lontananza storica e nella cortina fumogena del mito, è degna di essere posta all’attenzione del pubblico del terzo millennio. Il suo pacifismo oscilla fra vegetarianesimo (Pitagora inventore del minestrone come elogio del melting pot razziale) e animalismo (conseguenza della credenza nella metempsicosi, la trasmigrazione delle anime). L’assunto che tutto è numero, che ha conseguenze mistiche che vanno oltre la tavola pitagorica e il teorema di Pitagora, è l’antesignano di tutto il nostro mondo digitalizzato. L’invenzione dello “specchio di Pitagora” con cui scrivere messaggi sulla superficie lunare, leggenda scientifica di cui Baltrusaitis ci racconta la persistenza fino a secoli recenti, si è realizzata nei satelliti per telecomunicazioni. L’inascoltata “armonia dei mondi”, dove l’intero universo (kosmos e non più kaos) produce musica, riemerge nella registrazione sonora degli anelli di Saturno (e forse nell’intera teoria delle stringhe).

Insomma, questa materia antica ci parla della nostra contemporaneità mediterranea, compreso il problema delle migrazioni, del rapporto tra intellighenzia e potere politico, tra elitismo della scienza e populismo della democrazia.

Marcello Walter Bruno professore associato all’Università della Calabria. Si è occupato molto di cinema, fotografia, comunicazioni di massa e poco di teatro. Ha collaborato come drammaturgo con Giancarlo Cauteruccio/Krypton e Ernesto Orrico e ha recitato il monologo di Paolo Jedlowski Smemoraz. Ha pubblicato i libri Neotelevisione (Rubbettino, 1994), Promocrazia. Tecniche pubblicitarie della comunicazione politica da Lenin a Berlusconi (Costa & Nolan, 1996), Il cinema di Stanley Kubrick (Gremese, 2017). Scrive su Segnocinema e Fata Morgana.

Ernesto Orrico. Attore, autore e regista. Ha lavorato con Teatro delle Albe, Scena Verticale, Teatro Rossosimona, Centro RAT, Teatro della Ginestra, Carro di Tespi, Spazio Teatro, Zahir, Compagnia Ragli. Ha scritto ‘A Calabria è morta (Round Robin, 2008), le raccolte di poesie Talknoise. Poesie imperfette e lacerti di canzone (Edizioni Underground?, 2018), Appunti per spettacoli che non si faranno (Coessenza, 2012), The Cult of Fluxus (Edizioni Erranti, 2014). Conduce una personale ricerca di scrittura per corpo e voce attraverso diversi progetti di contaminazione tra musica e teatro: Talknoise, The Cult of Fluxus e Speaking and Looping.

Massimo Garritano. Musicista e compositore. Ha conseguito una borsa di Studio per il Berklee College of Music di Boston (1995), il diploma di I° livello in Musica Jazz (2008) e il diploma di II° livello (2011) presso il Conservatorio di Musica di Cosenza. Ha all’attivo numerose incisioni discografiche tra cui: Doppio Sogno (Dodicilune Rec. 2014), Present (Manitù Rec. 2016), Talknoise (Manitù Rec. 2018). È autore di musiche per film, balletti, readings e spettacoli teatrali. Dal 2006 è assistente Collaboratore per i corsi preaccademici del Conservatorio di Cosenza. Docente di Chitarra Jazz presso il Conservatorio di Potenza (2016, 2017), Cosenza (2017, 2018, 2019) e di Composizione Jazz al Conservatorio “Tomadini” di Udine (2019).